Territorio Storia Economia del Friuli-Venezia Giulia.
Il Percorso Artistico e Culturale Esperienze novecentesche Le Città Trieste Trieste Luoghi di interesse Risiera di S. Sabba Castello di Miramare Udine Udine: scorcio del centro e La sua Provincia Pordenone Gorizia Altro sul Friuli-Venezia Giulia GEOGRAFIA - ITALIA - FRIULI-VENEZIA GIULIALE CITTA' MINORICampoformido(6.820 ab.). Comune in provincia di Udine. Chiamato in antico anche Campoformio, antica forma veneta, è famoso per il trattato del 1797 col quale Napoleone cedette all'Austria il territorio di Venezia in cambio della Fiandra Austriaca e della Lombardia.Cervignano del Friuli(12.464 ab.). Comune in provincia di Udine, importante nodo stradale e ferroviario all'incrocio delle comunicazioni per Udine, Trieste e Venezia. La sua posizione sull'Ausa, fiume di risorgiva navigabile, ha favorito in passato il suo sviluppo. Denominata latinamente Praedium Servillanum, Cervignano fu legata ad Aquileia; dopo l'arrivo dei Longobardi (568) fece parte del ducato del Friuli. è documentata dal 1081 come la più antica comunità rustica del Friuli, in relazione alle attività dell'abbazia alto-medievale di S. Michele, assegnata dal patriarca Poppone al monastero benedettino di Aquileia. Passò sotto Venezia (1420) e quindi agli Austriaci (1509), con i quali divenne uno dei migliori porti fluviali della regione, ma lo sviluppo di Trieste vanificò qualsiasi sogno di supremazia. Ridivenne italiana con la prima guerra mondiale. Conserva la bella Villa Bresciani Attems, del XVIII secolo, con barchesse e un bel parco; nell'annessa Cappella di S. Croce si trova un grande Crocifisso ligneo dei primi del Duecento, mentre nella chiesa parrocchiale restano tracce di un mosaico dell'VIII secolo.Cividale del Friuli(11.371 ab.). Città in provincia di Udine, fra le più ricche di storia e arte della regione. Attraversata dal fiume Natisone, sorge al centro di una zona collinare rinomata per la produzione vinicola, che negli ultimi anni si è rivelata anche un buon motore per il movimento turistico. Piccola per numero di abitanti e per estensione, Cividale conserva tuttavia preziose tracce del suo passato, qui lasciate dalle popolazioni celtiche, dai Romani, dai Longobardi, dai Veneziani. Fu Giulio Cesare a fare della città un municipio romano con il nome di Forum Iulii (56 a.C.). Cividale divenne in seguito colonia e ricoprì, all'interno del territorio aquileiese, la funzione di centro sia agricolo che commerciale.Dal 568, sotto i Longobardi, fu capoluogo del primo ducato italiano, affidato dal re Alboino al nipote Gisulfo. In questo periodo storico la denominazione di Forum Iulii passò a designare l'intero territorio - il Friuli, appunto -, mentre Cividale divenne la città per antonomasia, Civitas e poi Civitas Austrioe (cioè "città orientale"). A parte la devastante incursione àvara (610), durante la dominazione longobarda Cividale prosperò da un punto di vista politico e culturale; intorno al 720 diede i natali allo storico Paolo Diacono, autore dell'Historia Langobardorum, e nel 737 divenne sede patriarcale al posto di Aquileia. Grazie alla presenza della curia aquileiese e degli organi del potere temporale dei patriarchi, la città assunse così un ruolo di assoluta preminenza nella regione. Il suo declino iniziò nel X secolo con l'invasione degli Ungari e culminò nel 1238, quando il patriarca spostò la propria residenza a Udine. L'espansionismo aggressivo dei conti di Gorizia deteriorò ulteriormente la situazione della città, che passò infine con l'intero Friuli sotto la Serenissima (1420). Del Friuli la città di Cividale seguì le sorti, venendo a far parte nel 1866 dal nuovo regno d'Italia. La più antica testimonianza storica cividalese è un ipogeo celtico, un probabile sito funerario costituito da camere e corridoi scavati nella roccia, riutilizzato dai Romani come carcere. Della Cividale longobarda resta il cosiddetto Tempietto longobardo e più propriamente, l'oratorio di S. Maria in Valle, considerato un capolavoro di architettura e scultura alto-medievale, giunto a noi in uno stato di conservazione ottimale nonostante i terremoti ed altri eventi naturali subiti nei secoli. Costruito probabilmente sul sito di una cappella di culto ariano dedicata a Giovanni Battista, il tempietto è costituito da una piccola aula a pianta quadrata con copertura a crociera, separata tramite un'iconostasi da una zona absidale voltata a botte. La porta d'ingresso, nella controfacciata, è decorata da un arco in stucco, con tralci di vite: nella lunetta un affresco raffigurante Cristo Logos. Sopra l'arco, inquadrate da stucchi a rosette, sei Sante, delle quali due in abito monacale e quattro in abito regale, efficacemente illuminate da una finestra laterale. Nell'aula, con stalli lignei della metà del Quattrocento, si trovano affreschi bizantineggianti, ormai deperiti, ed altri stucchi figurati della metà dell'VIII secolo. Varie parti del tempietto sono materiali di spoglio romani o bizantini: d'età imperiale le mensole e gli archivolti delle absidi, del V-VI secolo i capitelli. Nel piccolo centro storico, dove prevale l'immagine di un Medioevo più recente ingentilito anche da forme rinascimentali e sei-settecentesche, domina la mole del Duomo, iniziata nel 1457 su progetto di Bartolomeo delle Cisterne e portato a termine nel secolo successivo da Pietro e Tullio Lombardo. All'interno sono conservate un'Annunciazione di Pomponio Amalteo (1546) e due tele di Palma il Giovane (Ultima cena e Lapidazione di S. Stefano). Sull'altare maggiore spicca la pala di Pellegrino II, in argento sbalzato e dorato, prezioso esempio di oreficeria del XII secolo, raffigurante il patriarca aquileiese fra santi e angeli in adorazione della Madonna e del Bambino. Annesso al Duomo è il Museo Cristiano, che raccoglie le più importanti sculture dell'Italia longobarda. Capolavoro dell'VIII secolo è il battistero del patriarca Callisto, un'edicola ottogonale con colonnine e capitelli del V secolo che sorreggono archi decorati con grappoli, tralci, animali. Due iscrizioni riportano i nomi dei patriarchi Callisto (il primo a risiedere a Cividale, nel 737) e Sigvaldo. Un altro manufatto di grande interesse storico è l'ara di Ratchis, dell'VIII secolo, un altare donato dal duca Ratchis. Si tratta di un parallelepipedo in pietra carsica scolpito a bassorilievo. La faccia anteriore reca il Trionfo di Cristo, sulla sinistra la Visitazione, sulla destra l'Adorazione dei magi, sulla posteriore compaiono due croci e una stella accanto all'apertura attraverso la quale si vedevano le reliquie custodite nell'interno. Il Palazzo dei Provveditori veneti, costruito a fine Cinquecento su disegno attribuito ad Andrea Palladio, è oggi sede del Museo Archeologico nazionale, uno dei musei più importanti della regione. Qui sono esposti mosaici pavimentali e materiali lapidei romani, bizantini, alto-medievali, romanici. Nel cortile sono disposte lapidi provenienti dal cimitero ebraico cittadino, mentre in una sala sotterranea l'allestimento permette di leggere la stratificazione portata alla luce durante i lavori di restauro del palazzo (tracce di edifici romani, mura medievali). Tra i pezzi d'epoca longobarda spicca una collezione di monete, fra le più internazionalmente rilevanti, e poi corredi funebri, tra cui il corredo del guerriero orefice, con strumenti di lavoro del VII secolo, e il dischetto del cavaliere, una lamina in oro del VII secolo, decorata a intreccio sui bordi e con un cavaliere armato nella parte centrale. Storicamente rilevanti sono il sarcofago di Gisulfo, rinvenuto a Cividale nel 1874 con gli oggetti in oro che conteneva, e il materiale emerso dagli scavi nella necropoli di Santo Stefano in Pertica. Fra le oreficerie è di particolare valore la pace del duca Orso (IX sec.), copertina di evangeliario in avorio inciso con la scena del Cristo crocifisso con la Madonna e Longino, Giovanni e il portaspugna; il nome deriva dalla duplice scritta "Ursus DUX". Google map Meteo Codroipo(14.620 ab.). Vivace e popoloso capoluogo del medio Friuli, Codroipo deriva il nome dal latino quadravium, "incrocio viario", perché posto all'intersezione tra la "Via Postumia" e quella che saliva da Concordia Sagittaria verso il Norico. Da poco dimessa la sua funzione di presidio militare (con le numerose caserme a guardia del confine verso l'Europa orientale), oggi Codroipo è un animato centro commerciale ed anche culturale: è recente l'istituzione di un Museo Archeologico e, presso Villa Kechler nella frazione di San Martino, di una curiosa collezione di carrozze d'epoca provenienti da tutta Europa e anche da oltreoceano. Nei pressi della cittadina si trova anche il Parco delle Risorgive, tutelato come area protetta. Nel Comune di Codroipo sorge il complesso di Villa Manin, attorno alla quale si raccoglie il piccolo abitato di Passariano. Questa splendida "villa di delizie" fu iniziata alla metà del Seicento su un edificio già esistente, ad opera dalla ricca e potente famiglia Manin, che ebbe in Ludovico l'ultimo doge della Serenissima.Seriamente danneggiata nel corso della prima guerra mondiale, venne abbandonata per decenni, finché fu acquisita dalla Regione e restaurata. All'edificio principale, a tre piani, si affiancano due barchesse, decorate in sommità da statue; un'ampia esedra porticata, diretto proseguimento delle barchesse, abbraccia un vasto spiazzo erboso, venendo a costituire un tutto armonico con la villa. Nei locali della barchessa sono ospitati il Museo delle Carrozze e l'Armeria. Nel corpo centrale le sale di rappresentanza sono affrescate da Ludovico Dorigny. Nella parte sinistra sono disposte le stanze in cui soggiornò Napoleone ai tempi del Trattato di Campoformido (1797) che mise fine alla millenaria indipendenza di Venezia. Nei pressi dell'ingresso della villa è la Cappella di S. Andrea, a pianta ottagonale, ornata di marmi policromi e stucchi. Alle spalle della costruzione si distende un magnifico parco. Villa Manin, oltre a ospitare stabilmente il Centro regionale di Catalogazione e la Scuola di Restauro, è sede del nuovo Centro d'Arte Contemporanea istituito dalla Regione. Guadagnare navigando! Acquisti prodotti e servizi. Guadagnare acquistando online. Colloredo di Mont'Albano(2.147 ab.). L'abitato è dominato dall'incantevole castello, il più celebre del Friuli. Sventuratamente annientato dal terremoto del 1976, è ancora in fase di ricostruzione e ripristino. Il complesso è indissolubilmente legato alla figura e all'opera di Ippolito Nievo, la cui nonna materna era la diretta discendente dei Colloredo di Mont'Albano, proprietari del castello. Qui Nievo soggiornò a lungo, legandosi strettamente a persone e luoghi, sovente evocati nei suoi scritti. Il castello - eretto in più fasi a partire dal Cinquecento - ha il suo segno di riconoscimento nella grande Torre dell'Orologio. Gli interni erano decorati con affreschi e stucchi di Giovanni da Udine, disgraziatamente solo in minima parte sopravissuti al sisma.Cormòns(7.572 ab.). Comune in provincia di Gorizia, situato nel Collio, zona a vocazione vitivinicola. Borgo risalente addirittura all'epoca preistorica, Cormons fu sede dei patriarchi di Aquileia. Fu contesa tra Patriarcato e conti di Gorizia, poi tra Serenissima e Asburgo, ai quali rimase dal 1521 fino alla prima guerra mondiale. Attivi i settori vinicolo e del mobile. Il bellissimo Duomo in stile barocco fu costruito (1736-70) nel sito occupato da una cappella dedicata originariamente a Maria, poi a S. Adalberto, vescovo e martire (XIII sec.). Nell'interno, a navata unica e soffitto a botte, spicca l'altare maggiore in marmo bianco-grigio, con alto ciborio e statue di S. Adalberto e S. Giacomo (fine XVIII sec.). Nel centro storico della cittadina, una serie di case accostate è il segno tangibile dell'esistenza di una centa, detta di S. Adalberto, che è la maggiore e la più antica (X sec.) delle cinque cente di Cormòns, tipologie insediative rurali a carattere difensivo, numerose nella zona del Collio. Da Cormòns si diparte un itinerario verso la sommità del Monte Quarin, dove si trovano i ruderi di un castello.Duino Aurisina(8.781 ab.). Comune in provincia di Trieste, al confine con quella di Gorizia e con la Slovenia, lungo la costa adriatica. La sede comunale è ad Aurisina, nell'interno; sul mare si trovano il centro balneare di Sistiana e il paesetto di Duino. Qui, sullo scoglio detto di Dante, sono i pochi ruderi del Castello vecchio, ovvero l'antica rocca dei conti di Duino, fin dal Mille predatori rapaci, spesso in lotta con Venezia; secondo la tradizione Ugone VI signore di Duino vi avrebbe appunto ospitato Dante. Forse già nel XIV secolo fu iniziata la costruzione, sul promontorio successivo, del castello nuovo, un'imponente costruzione dominata dalla torre quadrata, di origine romana, con mura di cinta in gran parte del XV secolo e cortile secentesco. La proprietaria Teresa Torre Tasso vi ospitò nel 1911 il poeta praghese Rainer Maria Rilke, che da questi luoghi trasse ispirazione per le sue Elegie udinesi. Danneggiato gravemente durante la prima guerra mondiale, il castello fu restaurato ed ora è splendida cornice per spettacoli di luci e suoni dedicati alla sua storia e alle sue leggende, come quella della Dama Bianca, suicida per amore e trasformata in nella grande pietra visibile sotto lo strapiombo di roccia.Gemona del Friuli(11.400 ab.). Cittadina in provincia di Udine, al centro di un territorio posto a cerniera fra i colli e le montagne e ricco di testimonianze di storia e arte: sul vicino Monte Cumieli è stato individuato un castelliere del 1300-1100 a.C.; entro il territorio comunale sono state trovate testimonianze di un insediamento celtico del V-VI secolo a.C. Gemona stessa è fra le più antiche città della regione. Nella Historia Langobardorum di Paolo Diacono viene per la prima volta citato un Castrum Glemonoe, probabilmente fortificazione costruita dai Longobardi nel VII secolo. Libera comunità nel XII secolo, compresa nei territori dei patriarca di Aquileia, conobbe grande floridezza in quanto luogo di scambi commerciali e di dazio rispetto alle merci che venivano da oltralpe. Nelle epoche successive le sorti della città coincisero con quelle del Friuli: veneziana, asburgica e infine, nel 1866, italiana. Nel 1976, a breve distanza da Gemona, in corrispondenza del Monte San Simeone, ha avuto epicentro un devastante terremoto. Ridotta in macerie, Gemona è stata ricostruita pietra su pietra, diventando simbolo della rinascita del Friuli dopo il sisma. Gli edifici più significativi sono risorti, alcuni secondo l'aspetto originario, altri rifatti ex novo. Gravemente danneggiato dal terremoto fu il bellissimo Duomo, opera dell'architetto e scultore gemonese Giovanni Griglio e costruito a partire dal 1290, come ricorda un'epigrafe sopra il portale. La facciata, di stile romanico-gotico, è aperta da tre finissimi rosoni, di cui quello centrale eseguito dallo scultore veneziano Buceta (prima metà del Trecento), e da una leggiadra galleria ad archetti con sculture raffiguranti due scene dell'Epifania, opera di Giovanni Griglio. Allo stesso artista si deve anche il colossale altorilievo di S. Cristoforo. A sinistra della facciata è stato ricostruito il campanile innalzato nel 1341-69 da Nicolò e Domenico, figli di Giovanni Griglio. All'interno le tre navate a crociera sono rette da colonne in pietra, evidentemente disassate dal terremoto del 1976: l'equilibrio dell'edificio in realtà è assicurato da una struttura in acciaio e cemento non visibile. Simbolo della devastazione subita è il Crocifisso ligneo del Quattrocento che fu estratto dalle macerie irrimediabilmente rovinato.Durante i lavori di restauro sono stati portati alla luce resti di affreschi romanici e gotici. Affrescato è anche il sacello di S. Michele e S. Giovanni Battista, opera del gemonese Nicolò di Giacomo (metà del Trecento). Il fonte battesimale, con delfini in bassorilievo del IX-X secolo, è ricavato da un'ara funeraria romana. Nel Museo del Duomo sono raccolti preziosi oggetti di oreficeria tra cui l'ostensorio gotico dell'udinese Nicolò Lionello (XV sec.), codici miniati del XIII-XIV secolo, opere recuperate dopo il sisma da varie chiese cittadine. Anche il Palazzo comunale è stato ricostruito dopo il 1976 recuperando dalle macerie i pezzi originali (procedimento di anastilosi). Costruito nel 1502 secondo spiccati caratteri rinascimentali, il palazzo presenta un profondo portico a tre arcate; il piano superiore ha tre finestre, corrispondenti alle arcate: quella centrale è una trifora con ballatoio (1579). Un'ala secondaria poggia su arcate più strette e basse. Nella scala d'ingresso sono poste sculture con gli stemmi degli Elti e del Comune. Anche il santuario di S. Antonio fu distrutto dal terremoto e ricostruito in forme moderne; dell'edificio originario si è conservata l'abside della Cappella del Rosario, decorata da Widmar (1687). Secondo la tradizione, la chiesa sarebbe stata la prima al mondo dedicata al santo: consacrata nel 1248, si racconta anzi che fu costruita per volontà dello stesso Antonio nel 1227, in onore della Madonna delle Grazie. In ogni caso si tratta di uno dei più antichi luoghi di culto cristiano nella zona. Nel centro storico di Gemona vi sono molti edifici che sono stati sottoposti a radicali interventi di ricostruzione e restauro: la Casa Gurisatti, del XV secolo, sede della Cineteca del Friuli; la Casa Antonelli, della quale sono stati riportati alla luce alcune bifore e affreschi del XIII e XIV secolo, con soggetti sacri e profani; il Palazzo Elti (XV sec.), acquistato nel 1519 da un mercante d'origine austriaca di nome Helt che vi si stabilì con la famiglia: la cappella interna, seicentesca, fu decorata dallo svizzero, gemonese d'adozione, Melchiorre Widmar. Oggi Palazzo Elti è sede del Museo civico, inaugurato nell'ottobre 2003. Qui sono raccolte opere salvate da edifici crollati nel 1976, per esempio i resti del prezioso soffitto della chiesa di S. Giovanni, dipinto a tempera da Pomponio Amalteo nel 1533. Pezzi forti della raccolta sono una Madonna con il Bambino (1496) di Cima da Conegliano e una Sacra famiglia (inizio Cinquecento) di Pellegrino da San Daniele. Al secondo piano sono collocate la Collezione di Valentino Baldissera, che alla fine dell'Ottocento per primo ebbe l'idea di un museo glemonense, e la quadreria di Luigi Fantoni, che comprende dipinti perlopiù di scuola austriaca e tedesca. Una sezione è dedicata ad artisti di origine gemonese: lo stesso Fantoni, Raimondo D'Aronco e altri. Gradisca d'Isonzo(6.735 ab.). Cittadina in provincia di Gorizia, sulla riva destra dell'Isonzo. Nel Quattrocento i veneziani vi costruirono la fortezza, parte di un sistema di difesa contro le invasioni dei Turchi e le mire espansionistiche degli Asburgo. Nel 1508 a Gradisca furono fermate le truppe imperiali della lega di Cambrai, ma nel 1521 la città soccombette agli Asburgo che la tennero poi per secoli. Oggi bastioni, tratti di mura restaurate e torri - cioè quanto resta della fortezza dei veneziani - racchiudono il centro storico della cittadina, la cui pianta è quella tipica delle cittadelle fortificate: una spianata ellittica, destinata a prato, dove sboccano quattro strade parallele, o rughe, intersecate da calli ortogonali. Al centro della cittadella vi è un'area già occupata dal ghetto, istituito fra 1722 e 1731 e di cui rimane traccia negli alti edifici affacciati su strade strette. Tra gli edifici più rappresentativi di Gradisca si annoverano il Palazzo Torriani e il Palazzo del Monte di Pietà.Il primo, costruito fra il 1644 e il 1705, rappresenta una soluzione di compromesso tra il palazzo di città e la residenza di campagna, strutturata in ali e padiglioni; oggi sede del Comune, della Biblioteca e del Museo civico, ospita la Galleria regionale d'Arte contemporanea "Luigi Spazzapan" prestigiosa istituzione che espone una ricca collezione di opere del pittore Luigi Spazzapan, nato a Gradisca nel 1889 e trasferitosi a Torino nel 1928, dove entrò in contatto con il gruppo dei Sei; inoltre raccoglie opere di artisti friulani e giuliani (Afro, Altieri, Spacal, Pizzinato, Alviani ed altri). Il Palazzo del Monte di Pietà (1671) presenta un elegante portale sormontato da un baldacchino con il gruppo marmoreo della Pietà (1728). All'interno, nella fastosa nicchia a metà dello scalone, si trova la statua marmorea di Francesco Ulderico Della Torre (1696), governatore della città tra 1660 e 1695. Il seicentesco Duomo ha una bella facciata barocca progettata da Paolo Zuliani nel 1752 e rimaneggiata negli anni Ottanta del Novecento. All'interno un altare maggiore di Leonardo Pacassi (1690), con pala cinquecentesca del Redentore incorniciata da un finto drappo in marmo rosso. Pure cinquecentesco è il monumento funebre di Nicolò II Della Torre, un sarcofago ornato da rilievi su cui giace la statua del defunto in vesti di guerriero. A pochi chilometri da Gradisca, a Colmello di Grotta, ha sede l'interessantissimo Museo di Documentazione della Civiltà contadina friulana, con sezioni dedicate a vari aspetti della vita rurale: il ciclo della vite, il lavoro (nella cantina del vignaiolo, nelle botteghe del bottaio, del carradore, ecc.), l'allevamento del baco da seta, la casa, la religiosità popolare. Completano l'esposizione utensili e oggetti ormai in disuso, illustrati da percorsi didattici. Il libro dei fatti dell'Italia Friuli-Venezia Giulia - Turismo Friuli-Venezia Giulia su Facebook Enciclopedia termini lemmi con iniziale a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t u v w x y z Storia Antica dizionario lemmi a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t u v w x y z Dizionario di Storia Moderna e Contemporanea a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t u v w y z Lemmi Storia Antica Lemmi Storia Moderna e Contemporanea Dizionario Egizio Dizionario di storia antica e medievale Prima Seconda Terza Parte Storia Antica e Medievale Storia Moderna e Contemporanea Dizionario di matematica iniziale: a b c d e f g i k l m n o p q r s t u v z Dizionario faunistico df1 df2 df3 df4 df5 df6 df7 df8 df9 Dizionario di botanica a b c d e f g h i l m n o p q r s t u v z |
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